Miami tra feste in piscina e cibo raffinato

 

Miami è sempre una certezza, una città costiera in cui ogni frivolezza e capriccio possono essere soddisfatti in poco tempo e in modo superlativo. Spesso basta girare un angolo per trovare ciò di cui avevi bisogno o qualcosa di cui non avevi nemmeno bisogno in un primo momento.

L’hotel in cui soggiorno, il W South Beach, ha una vista eccezionale. Si sporge sulla parte meridionale della lunga spiaggia che costeggia Miami da nord a sud e ha una vista mozzafiato sull’Atlantico. Ora però non posso godermi l’albergo: prima tappa festa all’SLS hotel.

La tipica festa da serial TV americano: dj, musica ad alto volume e centinaia di persone intorno o dentro la piscina, attorno alla quale si svolge il party. All’interno mi concedo un vizio di gola prima della cena, un antipasto a base di ostriche con caviale e oro commestibile, il tutto affumicato. Una gioia per gli occhi e il palato.

Per la cena mi sposto allo Zuma, un ristorante giapponese contemporaneo sulla foce del fiume Miami, il cui panorama è costituito da decine di imbarcazioni attraccate. Il cibo è stratosferico un mix di cucina tradizionale giapponese e cibo statunitense. Non male per la prima giornata.

 
 

La seconda giornata la passerò principalmente al W South Beach, dopo una giornata di lavoro non c’è niente di meglio di una rilassante e tranquilla serata nel proprio albergo. Soprattutto se l’hotel organizza una festa in piscina.

Inizio la serata con un due aperitivi molto stuzzicanti, entrambi rivisitazioni del classico martini, ma con una delicata spuma di olive il primo e con il più tipicamente newyorkese pickle-juice il secondo. I due cocktail erano incredibili: ogni nuova esperienza vale il viaggio.

La festa in piscina è leggermente differente da quella di ieri pomeriggio. La piscina era circondata da food stations che offrivano ogni tipo di pietanza. La più creativa e suggestiva era sicuramente uno spiedino di  pollo alla tailandese avvolto nello zucchero filato.

 

Terza giornata a Miami, terzo round di scoperte gastronomiche nella città più grande della Florida. La prima tappa a pranzo è l’Hotel Setai, in una scenografia spettacolare, a base di cibo fusion asiatico. La mia scelta è ricaduta nel Curry verde di pollo, la cui ricetta proviene dall’area malese e thailandese.

Prima di cena mi attardo in hotel. Questa sera c’è una premiazione (di cosa non si sa) sul tetto del W South Beach. Con una vista sulla bianchissima Miami Beach e sullo sterminato oceano, faccio un piccolo antipasto sulla terrazza. Devo uscire a cena, un po’ a  malincuore non entro nella Jacuzzi.

La cena si svolge in un ristorante coreano, uno di quelli con il grill al centro del tavolo. Qui mangio dei piatti molto saporiti e molto piccanti che mi ricordano molto una cucina thailandese ma un po’ più speziata, se possibile.

 

 
 

La mia quarta serata presso Miami è un po’ più tranquilla, mi fermo da amici che non vedo da un po’ di tempo. Viaggiare molto mi permette di avere contatti in molte città e spesso è difficile vivere una località se non in compagnia di un abitante.

Il programma della serata prevede un veloce aperitivo in casa, in cui si prova a recuperare il tempo perduto, e subito dopo si parte per un giro in macchina nella Miami notturna. La città si trasforma, le luci cominciano ad accendersi e i locali si riempiono in un batter d’occhio.

Mi portano al KYU, un ristorante coreano dall’architettura moderna, contemporanea e minimalista. Qui proviamo una cucina coreana mixata con intelligenza ed equilibrio a quella statunitense. Il risultato è intrigante.

Capisco in fretta che la filosofia del ristorante rispecchia quella del quartiere in cui è inserito: Wynwood. Poco distante dal mare, questa zona della città ha richiamato street artist da tutto il mondo, rendendola un museo a cielo aperto. I locali giovanili e le gallerie d’arte d’avanguardia si alternano in uno scorcio urbano estremamente stuzzicante.

 

 
 

Ultimo giorno a Miami, la fiera è terminata e mi premio con un aperitivo a base di ostriche al W South Beach. Accompagnate da un gradito Cabernet Sauvignon ci vengono proposti assaggi di ostriche da entrambe le coste degli Stati Uniti.

Prima di incamminarci verso la nostra destinazione per la serata, mettiamo qualcosa sotto la lingua all’SLS hotel. Questa volta provo delle tapas accompagnate da una caipirinha.

Arriviamo quindi al clou della notte: un teatro degli anni ’40 appena rimesso a nuovo. All’interno si svolge la festa di riapertura degli ambienti interni trasformati in discoteca. Tra funambole e travestiti che ballano al ritmo di hip hop classico passo una stravagante e divertente serata.

L’aereo di ritorno è alle 8 della mattina, ma questo non ci ferma da provare un ultimo locale per un afterhour. Dall’incredibile ingresso dalla toilette entriamo in un baraccio (lui ha detto così) in cui ci hanno offerto della pizza. Dopo è stata ora di prendersi un paio d’ore di sonno, anche se non mi dispiacerebbe perdere l’aereo e stare un po’ più di tempo a Miami.